Gregory Crewdson

 
Le foto di Gregory Crewdson
 
Gregory Crewdson è un fotografo statunitense rinomato in tutto il mondo, nato a Brooklyn nel 1962, dove continua a vivere e lavorare.
Quando a dieci anni il padre, uno psicoanalista, lo portò a vedere una mostra di Diane Arbus, Gregory
disse che da grande avrebbe fatto il fotografo.
Da giovane fece parte di un gruppo punk rock chiamato "The Speedies". La loro maggiore canzone "Let Me Take Your Photo" divenne profetica per quello che Crewdson sarebbe diventato nella sua vita. Nel 2005 la canzone fu utilizzata dalla Hewlett Packard per promuovere una fotocamera digitale.
Alla metà degli anni ottanta Crewdson studia fotografia al Purchase College, poi frequenta la Yale School of Art, presso la Yale University, ricevendo un master in belle arti. In seguito ha insegnato presso il Sarah Lawrence, il Cooper Union, il Vassar College e presso la Yale University, dove ha tenuto una cattedra fino al 1993.
L’arte fotografica di Gregory Crewdson unisce lo stile del documentario di William Eggleston e Walker Evans, con il sogno-visione di registi come Stephen Spielberg e David Lynch, a cui lui si ispira. Infatti, lo stile di Crewdson è altrettanto cinematografico in quando egli prepara edifici e ambientazioni creando immagini con straordinario dettaglio narrativo. E le sue immagini sembrano fotogrammi di un film di cui non si conosce l’inizio e la fine. L’atmosfera che si respira è a tratti onirica, surreale. Scenografico l’uso della luce, quasi sempre al crepuscolo, che taglia lo spazio e l’aria aumentando la drammaticità del momento. Tra i suoi lavori troviamo quelli della serie "Natural Wonder", diorami creati dall’artista con insetti, animali e parti del corpo su sfondi banali o minacciosi di piccole città.  Le serie più recenti includono "Twilight" e "Beneath the Roses", con cene di vita quotidiana e atmosfere surreali che suggeriscono desideri e il malessere della vita nei sobborghi americani. Queste immagini sono come frasi incomplete, dando la sensazione di qualcosa che è appena capitato o che deve ancora avvenire. L’artista fa riferimento "ai limiti di una fotografia in termini di capacità narrativa" per ridare un’ immagine che è congelata nel tempo, dove non c’è prima e dopo, trasformando però questa restrizione il punto di forza della sua arte.
Le sue mostre personali comprendono Fotomuseum Winterthur, Svizzera (2006), Kunstverein Hannover, Germania (2005) e SITE Santa Fe, Stati Uniti d’America (2001). Mentre quelle collettive comprendono V & A Museum di Londra (2006), Mori Art Museum, Tokyo (2005), Guggenheim Museum, New York (2004) e il Museum of Modern Art, New York (2000).
 
 
 
 
 
  
 
Qui puoi vedere un video di come l’artista prepara i suoi set
 
    
 
 
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