CITTA’ ESOTERICHE

 
LA MAGIA DI PRAGA
 
 
C’è una storia ufficiale, documentata e scritta nei manuali, che elegge Praga a città magica, protagonista insieme a Torino e Lione del celebre triangolo europeo di magia bianca.
Praga magica, città dalle cento torri, Praga: "la mammina che con i suoi artigli non ti lascia mai" – cosi si esprimeva Kafka. 
Sarà quel suo essere sospesa fra tre culture, quella slava, quella centroeuropea e quella ebraica; sarà quella particolare luce che al tramonto tinge d’oro tutti gli edifici, sarà la sua ricchezza di storia, che spesso sconfina nella leggenda, ma Praga è da sempre considerata una delle città più magiche d’Europa. Solo a Praga poteva trovarsi un Vicolo degli alchimisti, detto anche Viuzza d’oro, nome che gli deriva, ovviamente, da una leggenda.
E’ una storia che affonda le radici nel lontano ‘500, ai tempi di Rodolfo II, eccentrico sovrano con una passione per alchimia, l’arte che all’epoca univa la scienza e la magia.
Nel 1583 la capitale del Sacro Romano Impero venne spostata da Vienna a Praga proprio ad opera di Rodolfo II d’Asburgo (1552 – 1612). Egli era due volte bisnipote di Giovanna la Pazza e questa singolare ascendenza contribuì significativamente al diffondersi della sua fama di folle. Tra coloro che gli predissero un avvenire tribolato ci fu anche Nostradamus che profetizzò al bimbo un destino catastrofico. Non sposato e amante dell’arte era assetato di sapere e fu ossessionato dall’alchimia tanto da invitare presso la sua corte tutti i più importanti maghi ed artisti dell’epoca e, rinchiuso nel castello di Hradschin sulla collina Hradcany, il sovrano si dedicò soprattutto al culto delle arti e delle scienze occulte. Personaggio particolare, si sentiva perseguitato dalla chiesa e dal clero e per questo non partecipava volentieri alle cerimonie religiose. Tra l’altro, gli era stato predetto che sarebbe morto a causa di un monaco. Rodolfo sembrava incarnare il mito stesso dell’alchimia ed in particolare della sua fase iniziale, la nigreto, il fuoco che brucia e demolisce la materia grezza. Tutti gli scienziati, esoteristi e ricercatori che cercavano il segreto della “Pietra filosofale”, la trasformazione simbolica del piombo in oro o la ricerca della formula dell’elisir di lunga vita, vennero alloggiati a corte.
Una leggenda narra che gli alchimisti erano costretti a stare in un strettissimo vicolo in anguste stanzette senza poter uscire, lavorando ossessivamente giorno e notte con guardie che li sorvegliavano.
Tra le personalità eccentriche che il re assoldò e richiamò da tutta Europa vi furono gli astronomi e astrologi quali  Tycho Brahe e Giovanni Keplero, John Dee, il sedicente medium Edward Kelley, l’alchimista Michael Sendivogius ma anche il nostro Arcimboldo, celebre per i suoi ritratti realizzati con frutti, ortaggi e fiori.
John Dee fu uno dei più famosi esperti di arti magiche della storia inglese, professore a Cambridge che gettò le basi per il British Museum regalando 4000 volumi della sua collezione. Fu l’astrologo della regina Maria Tudor e poi di Elisabetta I. Nel 1582 l’alchimista sostenne di aver ricevuto dall’angelo Uriel una pietra rotonda e convessa simile ad un grosso cristallo nero detto “The shew stone” (la pietra delle visioni) che aveva la proprietà di mettere il mago in diretto contatto con altre dimensioni altrimenti invisibili ai comuni sensi umani. Queste presenze gli avrebbero anche rivelato i segreti celati nel criptico “Liber Logaeth”.  
[John Dee si serviva della magia angelica per interrogare gli angeli sui segreti della natura. Durante questi contatti angelici, gli avrebbero mostrato un libro magico scritto in una lingua sconosciuta: si sarebbe trattato del "Libro di Enoch". Gli spiriti gli avrebbero dettato la traduzione parola per parola e Dee riportò tutto in un libro che intitolò "Liber Logaeth" o "Liber Mysteriorum Sextus et Sanctus", che scrisse in una lingua sconosciuta, da lui definita “enochiano”. Tale libro è tuttora custodito nel British Museum di Londra, ma è illeggibile e incomprensibile, a parte risalire alle radici di qualche parola, nonostante si sia potuto estrapolare l’alfabeto utilizzato, che si compone di 21 lettere, e si sia capito che la scrittura si legge da destra verso sinistra.]
Il nome di questo singolare matematico-astrologo-alchimista-angelologo è legato anche alla leggendaria “Mano della Gloria”,  la “Sigillum Emeth”, la più potente mai realizzata, che avrebbe fabbricato egli stesso e che sarebbe andata perduta subito dopo la sua morte, avvenuta a Mortlake (Londra) nel 1608.
[Secondo vecchie credenze europee, costruendo una candela con il grasso di un malfattore finito sulla forca o con il dito di un bambino nato morto, accendendo la candela e infilandola nella Mano della Gloria come un candeliere, la Mano avrebbe paralizzato tutti coloro a cui fosse mostrata. Per questo motivo veniva talvolta usata dai ladri che image intendevano derubare una casa. Nel XVII secolo alcune donne incinte venivano uccise da ladri per fabbricare queste candele.]
 
La fama di Edward Kelley era, invece, più oscura e negativa e si diceva era in grado di comunicare con gli angeli mentre Dee trascriveva minuziosamente tutto ciò che egli percepiva. Kelly fu un personaggio decisivo nella storia di Praga magica.
Nato in Inghilterra nel 1555 era esperto di testi arcaici e di pratiche alchemiche, legato ad ambienti oscuri che gli costarono l’amputazione di entrambe le orecchie da parte della legge.
Divenne una celebrità dopo aver rinvenuto in una tomba di un vescovo cristiano, in un  cimitero del Galles, testi antichissimi ma, soprattutto due sfere d’avorio contenenti una magica polvere (bianca o rossa). Da tali ritrovamenti avrebbe appreso l’antica arte della trasmutazione. Le cronache del tempo narrano delle sue trasmutazioni di metalli in oro di fronte a universitari e imperatori. Quando nel 1584 raggiunse Dee alla corte di Rodolfo, divenne una star. Le sue trasmutazioni di fronte a Rodolfo gli valsero stima, considerazione e privilegi. In coppia con Dee eseguì per anni esperimenti di ogni tipo e natura, magia incomprensibile e proibita. Fino a quando, nel 1586 la chiesa di Roma tuonò contro Rodolfo bollando Dee e Kelley come due negromanti.
Dee abbandonò Praga e tornò alla corte di Elisabetta diventando rettore dell’università di Manchster. Kelley, invece, rimase e per anni il suo astro sinistro continuò a splendere su Praga. Nel 1591 Rodolfo lo imprigionò nella torre del castello di Křivoklát perchè voleva conoscere e fare propri i suoi segreti, ma anche perché stanco di aspettare che le sue capacità di trasmutazione avvenissero finalmente su larga scala. Per questo lo fece torturare espropriandolo di ogni bene ma Kelly non cedette anzi, tentò la fuga gettandosi dalla torre, spezzandosi una gamba che gli venne poi amputata. In prigione Kelley scrisse il suo trattato “Lapide philosophorum” (La pietra filosofale) che dedicò a Rodolfo II, ma il gesto non gli valse la libertà e si dice che nel 1597 si tolse la vita ingerendo un potente veleno. Qualcuno afferma, invece, che morì per le ferite provocate dalla caduta. Ma uno dei più indecifrabili eventi che lega Dee, Kelley e Rodolfo riguarda quello che viene definito il più misterioso libro della storia, il leggendario “manoscritto Voynich” Si tratta di un piccolo libro di 22 x 16 cm. formato da 102 fogli con 204 facciate scritte ed illustrate ma non complete perché oltre 24 pagine sono state strappate nel corso dei secoli. Tutto il libro è coperto da una scrittura sconosciuta fatta da 250 mila caratteri che formano oltre 4000 parole ignote con illustrazioni altrettanto misteriose. Rodolfo comprò l’anonimo manoscritto dai due maghi per l’esorbitante cifra di 600 ducati d’oro (circa 70 mila degli attuali euro) e dal momento che che fino ad oggi nessun studioso è stato in grado di comprendere appieno quel linguaggio, nemmeno i computer della dei servizi segreti americani, è stato ipotizzato che Kelley creò il manoscritto al solo scopo d’imbrogliare l’imperatore Rodolfo.
 
Rodolfo morì nel 1612 e prossimo alla morte fu costretto ad abdicare in favore del fratellastro Mattia.  La salma dell’Imperatore riposa nella cattedrale di San Vito e la sua anima, invece, non riposa maledicendo la sua città per averlo rinnegato. Durante l’aggravarsi della sua malattia mentale egli infatti scrisse:
 <Praga dannata Praga. Io ti ho resa famosa ed ora tu scacci il tuo benefattore. Che la vendetta si abbatta su di te e su tutta la nazione ceca>
 
Il motivo per cui Rodolfo fece spostare la capitale del Sacro Romano Impero a Praga, rendendola poi una città magica, è anche da ricercare nella preesistente forza esoterica della sua architettura. Il vicolo dell’oro, il Ponte Carlo, il quartiere di Malá Strana o il ghetto ebraico, per esempio.  Il Ponte Carlo (in ceco  Karlův Most), simbolo di Praga, è uno storico ponte in pietra sulla Moldava che collega la Città Vecchia al quartiere di Malá Strana. Lungo 516 metri la sua costruzione, iniziata nel 1357, fu commissionata da Carlo IV, allora Re di Boemia e Imperatore del Sacro Romano Impero, al misterioso architetto Petr Parléř e per volere dei gesuiti esso fu ornato con 30 statue di santi, tra cui quella di Giovanni Nepomuceno, oggi protettore di Praga. Tale statua fu posta nel luogo esatto dove il santo fu gettato e fatto annegare dal re Venceslao IV di Boemia, nel 1313.
La leggenda vuole che il celebre Ponte Carlo seppe resistere alle numerose inondazioni della Moldava ma quando l’allora vicario generale dell’arcidiocesi di Praga, Giovanni Nepomuceno, vi fu gettato, l’arcata crollò proprio in quel punto . Inutili per anni i ripetuti tentativi di ricostruirla, l’opera dei muratori la notte crollava di nuovo. Il costruttore però si incaponì e, dopo una serie di fallimenti, scese a patti col diavolo promettendogli la vita di colui che per primo avrebbe attraversato il nuovo ponte. Per risparmiare un’anima innocente, però, pensò di ingannare il demonio liberando, all’alba del giorno dell’inaugurazione, un gallo all’imbocco del ponte. Ma il diavolo fu più furbo: si finse muratore, si precipitò dalla moglie del costruttore e le disse di correre al ponte perché a suo marito era capitato un brutto incidente. Il costruttore non poté fermarla e la notte stessa la poveretta morì con il bambino che portava in grembo. Pare che l’anima del piccolo abbia volteggiato a lungo sopra il ponte, emettendo starnuti che i passanti riuscivano a udire. Fino a che un giorno qualcuno, d’istinto, gli rispose “Salute!” e inconsapevolmente liberò la giovane anima, che poté finalmente volare in cielo.
Un’altra leggenda vuole che in uno dei pilastri del ponte sia murata parte dei tesori dei Templari come il martelletto d’oro di uno dei costruttori della Torre di Babele e un cristallo della corona del re Salomone.  

La relazione tra gli archi, la lunghezza e l’orientamento del ponte non sono casuali, tutto è in proporzioni astrologiche simboliche. Lo stesso dicasi per la torre della Città Vecchia, disposta in modo che il tramonto del solstizio d’estate illumini esattamente la lanterna della grande torre della cattedrale di San Vito, il punto preciso che conserva il cranio del santo. Inoltre, i lavori di costruzione, su indicazione dell’astrologo di corte, iniziarono esattamente nell’ano 1357 alle ore 5,31 del mattino. Una data palindroma che rivestiva un valore magico a protezione della città. D’altronde, tutto il quartiere di Nova Mesto, la Città Nuova fatta costruire da Carlo IV, riproduce la Gerusalemme celeste dove tutto il disegno urbano è una mappa astrologica. Per esempio la via “Jeruralemska” fu fatta orientare verso il punto in cui sorgeva il sole a  Natale, al fine di creare una connessione tra cielo e e terra e tra simboli e stelle.

Rodolfo non fece molte opere urbane ma a  lui è dovuta la misteriosa “Casa della stella” costruita secondo due triangoli che si intersecano imagee sormontata da una stella a 6 punte (Stella di Davide o sigillo di Salomone). La  casa veniva usata per riunioni particolari con persone particolari.

Secondo alcuni, il nome stesso della città di Praga (prah) indicherebbe il suo essere la porta di entrata per universi sconosciuti ed invisibili. Vi sono perfino alcune profezie che affermano che la città sarà fondamentale durante i giorni dell’Apocalisse e anche per questo, forse, Rodolfo voleva essere parte di questo luogo particolare.

[Libuše è la leggendaria fondatrice della dinastia Přemyslide e principessa del Popolo Ceco. Secondo la leggenda, fondò Praga nell’ VIII secolo, più esattamente nel 730 d.C. Un pomeriggio d’estate, Libuse, Premysl e il loro seguito osservavano il panorama dal castello di Vysehrad. Libuse predisse allora: “Vedo una bella e grande città, la cui fama arriverà fino alle stelle. Nel bosco c’è un uomo che sta scolpendo la soglia della sua casa. Lì farete costruire un grande castello e lo chiamerete Praha. Così come davanti alla soglia di una casa chinano il capo il re e tutti i principi, anche i più potenti, un giorno si inchineranno davanti al castello e alla città che crescerà sotto di esso”. Così fu: il castello di Praga fu fatto costruire in quel luogo e divenne sede dei principi e in seguito dei re boemi. Ancora oggi davanti alla bellezza della città che porta il suo nome, si inchinano persone di tutto il mondo…]

Praga è stato anche un luogo di società segrete che ufficialmente nascono nel 1700 ma, vi sono molti esempi che indicano date precedenti.

All’interno della chiesa di Santa Maria della Vittoria è custodita un insolita reliquia da molti considerata molto potente. Si tratta della statua di un bambino di cera proveniente dalla Spagna e giunta a Praga nel 1628. Statua costruita da un eremita andaluso in seguito ad una apparizione di Gesù ed a cui sono attribuiti molteplici miracoli al punto che il bambino negli anni ha perfino ereditato titoli nobiliari e proprietà.

Infine, sotto l’altare vi sono delle catacombe, fredde ed umide sotterranei che contengono alcune salme che dopo più di 300 anni si sono misteriosamente mantenute intatte. Non vi sono spiegazioni certe e le ipotesi fatte finora sono tre. La prima di natura religiosa che santificando i corpi dei religiosi assurge al miracolo. La seconda di natura scientifica secondo la quale particolari situazioni ambientali e la presenza di enzimi avrebbero permesso la conservazione. La terza, infine, di natura esoterica che rivolge la sua attenzione ad una particolare energia. Essa segue la teoria che le vecchie chiese sono state costruite su particolari ponti di energia scaturiti dal centro della Terra. E quella della chiesa di Santa Maria della Vittoria sarebbe talmente forte da aver preservato i corpi dei religiosi e distribuirsi su tutta la città. 

A Praga , alla fine del XVI secolo, visse anche il rabbino Jehuda Löw bar Beza-lel (meglio noto come Rabbi Löw) al quale la leggenda attribuisce la creazione del Golem.

[Golem è una parola ebraica che significa "materia senz’anima", e il Golem era una gigantesca creatura antropomorfa, che il rabbino avrebbe creato plasmandola con l’argilla e alla quale avrebbe dato la vita ponendole nella bocca un rotolino di pergamena sul quale era scritto il nome impronunciabile di Dio.
Compito del Golem era proteggere e aiutare la comunità ebraica perseguitata, e la creatura lavorava indefessamente a questo scopo settimana dopo settimana, riposando ovviamente nel giorno del sabbath, quando veniva lasciata ebraicamente riposare inanimata e priva del cartiglio tra le labbra che le dava vita.
Il rabbino Löw dimenticò però, un giorno, era la vigilia di un sabbath, di togliere la pergamena dalla bocca del suo Golem: questi, combattuto tra l’imperativo di lavorare e quello di osservare il rituale giorno di riposo, impazzì e prese a fare a pezzi la casa dell’incauto religioso. In quel momento, nella sinagoga, Löw stava facendo cantare il salmo 92. Tutti corsero all’aperto per vedere cosa stesse succedendo e il rabbino riuscì a fermare la creatura saltandole addosso e strappandole la pergamena dalle labbra. Poi la condusse via, forse in una soffitta, dove alcuni sostengono che giaccia ancora, in attesa di prendere vita, mentre altri pensano che sia tornata alla polvere da cui era venuta. Resta il fatto che, da allora, nelle sinagoghe praghesi, ci si astiene scrupolosamente dal cantare il salmo 92, in ricordo della leggendaria vicenda.]

 

 

riferimenti: trasmissione Voyager, novembre 2009

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