LUGHNASADH

 
LA FESTA DEL RACCOLTO
 
 Notte tra il 31 luglio e il 1° agosto. Lughnasadh o Lammas (festa del pane o del grano).
  
 
"Signora delle stagioni, tu che moltiplichi i frutti e le spighe
provvedi che questo grano sia ben mietuto e che renda molti chicchi.
Lavoratori i mannelli stringete, il taglio del covone esponete al soffio di Zefiro
o a  tramontana affinché si impinguino i chicchi".
(Teocrito, Idilli, X – I mietitori – Il canto del lavoro)
 
 
Dopo Midsummer’s, col prossimo sabbath a fine estate, si festeggia il raccolto e l’abbondanza.
A livello di percorso esoterico e maturativo, è il passaggio dal 6° al 7° Chakra, siamo al punto della “Maturazione dei frutti d’Oro” del Giardino delle Esperidi. Per capire il grande percorso effettuato, si tenga presente che si parte dal 1° Chakra, quello più basso detto radice o Muladhara, connesso alla vita istintiva, vegetativa e materiale, stadio da cui bisogna liberarsi per poter andare avanti. Lammas e il suo piano vibrazionale può essere rappresentato dal serpente ureo presente nella posizione del terzo occhio (Loto del Comando o 6° Chakra ) sui copricapo dei faraoni, che simbolicamente è “l’unione dei contrari” della Tradizione.
E’ il momento del cammino spirituale in cui le facoltà latenti e dormienti si svegliano portando coscienza e consapevolezza dei propri errori. Occorre uscire dagli schemi ripetitivi e ciclici rappresentati dal serpente Ouroboros avvolto su sé stesso.  
A livello astrologico e simbolico, Lugnasad rappresenta il momento delle nozze tra Sole e Luna. Il passaggio tra il Segno del Cancro a quello del Leone, ovvero tra Luna e Sole, tra Kundalini e Manas , tra Serpente e Aquila, tra mente e inconscio.
Nella cultura Celtica Lughnasadh festeggiava le nozze del dio del Sole Lugh con la mortale Erin. Per alcuni Lugh rappresenterebbe sia la parte maschile (figlio di Cian) sia quella femminile (la figlia di Balor) e quindi il superamento della “dualità” personale o, appunto, dell’unione dei contrari. Erin rappresentava la reincarnazione della “Grande Madre” (altra rappresentazione di Tailtiu o Danu), la stessa Irlanda, per molti.
 
 
Il dio Lugh
 
[Si veda a proposito il culto di Attis che è all’origine delle dottrine del Dio Binitario. Si diceva che Dio fosse esistito come Padre e come Figlio nello stesso Dio. La Dea Madre era l’amante/madre del figlio morente. Questo deriva direttamente dal sistema di Baal-Easter di Baal-Ashtoreth o Istar nell’est.]
 
Per i Galli, le origini della festa sarebbero legate più alla madre adottiva di Lugh, Tailtiu (letteralmente “Terra Fertile”) che a lui stesso. Si racconta che Taitiu si ammalò per essersi affaticata troppo nell’intento di preparare e rendere più fertili le pianure irlandesi. Dopo aver chiesto che la pianura diventasse la sua tomba, morì ed il figlio istituì tale festività in suo onore che durava tutto il mese per festeggiare i raccolti della terra coltivata, quale parte del corpo delle Madre Terra, a ricordo del sacrificio di Taitiu.
In questo giorno si festeggia, quindi, la Grande Madre che ci dona i frutti del suo grembo e il Dio che, proprio oggi, compie l’estremo sacrificio. E’ questo infatti il periodo in cui la notte domina sul giorno. Le giornate iniziano ad accorciarsi e la notte prende il sopravvento.
Si verifica il fenomeno inverso rispetto alla precedente festa del Solstizio Estivo quando invece era la luce (il sole) a dominare.
 
 
Rappresentazione pittorica delle Esperidi  
 
Nel mito del Giardino delle Esperidi [*] il concetto della dualità si ripete. Il giardino sorvegliato o il roseto dei filosofi dove sorge l’albero della Vita col serpente Kundalini avvolto in sua guardia, allegoricamente rappresentano proprio il cammino iniziatico. Infatti, Gea (Madre Terra) donò tale giardino a Zeus e Era come regalo per le loro nozze. Come dire che la parte più profonda del Sé dona ai maggiori principi maschili e femminili il substrato per la nascita della pianta coi frutti d’Oro che dovrà venire fuori dalla loro unione (nozze). 
Nell’antico Egitto questo periodo corrisponde ai giorni della Canicola (associato con le piene del Nilo), ovvero quando la stella più luminosa del Cane Maggiore, Sothis (Sirio in onore della dea Iside), accompagnava il Sole nel suo ingresso nel segno del Leone. Si celebravano, difatti, le nozze tra Iside e Osiride, dalla cui unione sarebbe poi nato Horus, la reincarnazione di tutti i faraoni di là a venire. Il concetto di unione (nozze) che si ripete col passaggio dal dominio lunare (femminile) a quello solare (maschile) e, col il significato più profondo, dell’unione delle due parti dell’io, della mente e dell’inconscio.
 
Che si tratti di Lugh o di Iside, tutto questo fa parte di un disegno prestabilito e la ruota, perchè l’equilibrio resti, deve continuare a girare.
Il seme del Dio  vive nel grembo della Madre che si trova nel periodo della sua massima abbondanza e i suoi frutti sono ovunque.
Il nostro compito è di riunirci per raccogliere queste ricchezze, meditare sul ciclo di morte-vita-rinascita, e festeggiare.
Uno schema rituale che comporta la morte di uno dei Coniugi Divini per garantire l’equilibrio cosmico. Morte intesa come cambiamento e che quindi presuppone la rinascita.
Il sabba del Raccolto è un importante traguardo sul piano evolutivo personale, per consolidare i nuovi frutti raccolti dentro ciascuno di noi. Lo scopo è quello di evitare la ripetizione del dolore venuto dagli "errori", questo non comporta l’eliminazione del ricordo bensì la rielaborazione per ottenere un consolidamento dei risultati di crescita ottenuti durante l’anno. Tutto ciò significa anche conoscere meglio una parte di se stessi ed iniziare ad avere coscienza degli schemi di comportamento che ci sono stati inculcati fin dalla nascita e che ci hanno fatto soffrire. Un raccolto nel bene e nel male per poter risvegliare le nostre facoltà.
 
La Chiesa, come solito, ha cercato di assorbire tale festività ponendone altre in sostituzione e la festa cristiana dell’assunzione, celebrata il 15 agosto, sembra sia stata proprio costruita sopra l’antica festa del raccolto, celebrata nel mese di Rivros, per  stravolgere l’antica celebrazione di Lugnasad o Lughnasa, dedicata al dio Lugh, il più venerato nella Gallia. Così come in età cristiana in Gran Bretagna, il 1 Agosto, la festa del raccolto diventò la festa di Fair o di Lammas. La festa del grano o del pane fatto con il grano nuovo che era portato in Chiesa per la benedizione.  Sono innumerevoli nelle nostre tradizioni agresti le feste del raccolto, spesso associate con il Santo patrono locale e sentite ancora con quello spirito di compartecipazione collettiva alla gioia e al ringraziamento della Terra , proprie di società più primitive e spontanee.
 
 
Nell’area mediterranea ed europea la mietitura è intesa come la sacra rappresentazione della morte rituale, per mezzo di ferimento e uccisione, della vegetazione cereale. Così era la celebrazione dei Misteri Eleusini in Grecia che, partendo dalla spiga recisa, rinnovava, con una serie di pratiche simboliche, la rinascita ciclica. Al Raccolto, quando le spighe ondeggiano al vento, i contadini usavano cantare “sta arrivando la Madre del Grano”. A seconda del raccolto si usavano anche i termini Madre dell’orzo o Madre della segale. Spesso veniva simboleggiata con una bambolina vestita di bianco realizzata con l’ultimo covone che veniva portata fra i campi per fertilizzarli e propiziare un successivo buon raccolto.
La Madre del Grano, identificata con Demetra, possedeva un ruolo importante nelle usanze della mietitura. Nella tradizione di molte regioni si credeva di trovarla nell’ultimo fascio di spighe non mietute rimaste sul campo, e che tagliando queste la si facesse scappare o la si uccidesse. Per questo motivo l’ultimo covone veniva portato a casa e onorato come una divinità. Era successivamente posto nel granaio auspicando che al momento della trebbiatura riapparisse. Oppure la consuetudine di gettare nel fiume la Madre del grano per ottenere pioggia e rugiada per le messi; di appesantire la Vecchia del grano, onde ottenere un altrettanto pesante raccolto l’anno successivo; di spargere il grano dell’anno precedente fra le nuove piantine, e di dare l’ultimo covone in pasto al bestiame perché prosperi e si riproduca.
Nella  tradizione magico-esoterica viene data rilevante importanza agli spiriti Elementali che contraddistinguono virtù di erbe, fiori e piante. Quindi possiamo facilmente correlare l’idea di uno "spirito elementare del grano" con l’usanza di non tagliare le ultime spighe nel campo (un po’ come per la tradizione di lasciare l’ultimo pomo del raccolto attaccato al ramo del suo albero, affinché "l’Uomo del melo" possa cibarsene e assicurare un buon raccolto futuro).
"Ecco l’insolito segreto, fratelli, ciò che è completamente sconosciuto. Eccovi la verità che vi è stata rivelata. Guardate come innaffiate la vostra terra e come fate crescere i vostri semi, in modo da poter raccogliere quando tutto è maturo! "
(dal Libro di Comario)
 
  
E’ usanza in questo periodo:
  • BRUCIARE BACCHE DI GINEPRO
  • BRUCIARE RAMETTI DI ALLORO O TENERNE UN RAMETTO SULLA PROPRIA PERSONA O NEL PORTAFOGLIO
  • MENTA DA ASSUMERE IN PIATTI FRESCHI COME INSALATE O NELLE BEVANDE
  • FUMIGAZIONI CON ORTICA
  • CIMI DI ORTICA ( QUELLA NUOVA CHE NON PUNGE ) AGGIUNTA ALLE FRITTATE
  • UN PEZZETTO DI ROSMARINO DA TENERE SULLA PROPRIA PERSONA O NEL PORTAFOGLIO COME AMULETO
  • IL TIGLIO DA TENERE SULLA PROPRIA PERSONA O NEL PORTAFOGLIO PER PROTEGGERSI DAI PERICOLI
 

 
  
[*]   IL GIARDINO DELLE ESPERIDI
 
Le Esperidi erano ninfe del Tramonto la cui genealogia rimane spesso confusa: vengono talvolta nominate come figlie della Notte, di Teti e Oceano, di Zeus e Temi, di Forco e Ceto ed anche, secondo la teoria più accreditata, di Atlante ed Esperide. Incerto è pure il loro numero, tanto che alcuni mitografi nominano cinque Esperidi, altri ne nominano sette. Chi sottolinea invece che erano tre, le collega alla triplice dea della Luna nel suo aspetto di sovrana della morte. I numeri riferiti vanno comunque da una ad undici, ed alcuni dei loro nomi sono: Egle, Aretusa, Esperia o Esperetusa, Eriteide ecc.
 Eracle nel giardino
 
Il Giardino delle Esperidi o dei Pomi d’Oro, è una località della mitologia greca vicino all’isola dei Beati, situata in un luogo remoto dell’occidente (forse il regno di Ade o ingresso del regno dei morti), sul monte Atlante, e vi era custodito un melo, dai frutti d’oro che donavano l’immortalità.
L’albero era un dono di Gea (dea della Terra)  a Era, in occasione del suo matrimonio con Zeus.
[Era, una figura della mitologia greca, era la regina degli dei dell’Olimpo. Figlia di Crono e di Rea, sorella ed anche sposa di Zeus. Generò Ares, Ebe, Efesto e Ilizia.]
Era aveva dato il giardino in custodia ad Atlante e alle sue figlie, le Esperidi.
Per maggior sicurezza, affinché le stesse Esperidi non cogliessero le prodigiose mele, Era aveva ordinato al serpente Ladone dalle cento teste, di presiedere alla guardia, stando costantemente arrotolato attorno al tronco dell’albero ed avendo molti occhi sempre aperti.
Nessun mortale sapeva dove si trovasse, fino a che Euristeo non ordinò ad Eracle di portargli i pomi d’oro, come ultima delle sue fatiche per avere in cambio l’immortalità.
Atlante fu poi costretto ad abbandonare il suo compito di custode, impegnato a sostenere sulle spalle la volta del cielo, in quanto partecipò alla rivolta dei Titani contro gli dei dell’Olimpo. Non si sa se le mele d’oro furono consegnate pacificamente o se Eracle fu costretto ad uccidere Ladone, la cui immagine fu posta poi da Era tra gli astri formando la costellazione del serpente.
Atlante sosteneva la volta del cielo poco distante dalla terra delle figlie, ed Elios, divinità del sole, terminato il suo corso quotidiano, scendeva nel giardino (il sole tramonta infatti ad Occidente) e vi lasciava i cavalli del suo carro a pascolare, e con loro riposava lì durante la notte.
Ecco perché le Esperidi vengono collegate anche al tramonto, quando i colori che assume il cielo ricordano, appunto, quelli di un melo carico di frutti dorati. In tutti i racconti esse sono comunque custodi di oggetti magici: è quindi possibile che le Esperidi possano essere associate a dei riti segreti, che si tenevano al sopraggiungere della sera con dolci melodie, perché anche il canto, insieme con la danza, è una delle prerogative a loro assegnate. Le Esperidi sarebbero infine la personificazione delle lontane onde oceaniche,mentre i pomi il simbolo della fecondità e dell’amore.
Confuso rimane anche il destino delle mele che, secondo alcuni Eracle le diede ad Afrodite od ad Atena che per correttezza le resero ad Era.  I pomi aurei delle Esperidi compaiono pure nel mito di Atalanta, fanciulla velocissima nella corsa che sfidava i suoi pretendenti mettendo sé stessa come premio. Uno di questi corteggiatori era Ippomene che, chiedendo aiuto ad Afrodite, ricevette dalla dea tre mele d’oro del Giardino delle Esperidi, che a sua volta Eracle le aveva regalato. Mentre si svolgeva la gara, Ippomene li lanciò uno dopo l’altro a terra, così Atalanta si fermò a raccoglierle e perse. In ogni caso, il giardino delle Esperidi ha un brutto destino. Si racconta che il giorno successivo al compimento dell’impresa di Eracle, nello stesso giardino arrivarono a porre piede gli Argonauti [**] , che assistettero alla trasformazione in alberi (un pioppo nero, un salice e un olmo) delle Esperidi, morte disperate per la perdita del loro tesoro e del loro amato custode-protettore.
 
[**] Gli Argonauti erano un gruppo di cinquanta giovani eroi greci, tutti di stirpe divina,  riuniti da Giasone per andare a riprendere a Colchide il Vello d’Oro sacrificato da Frisso.
Giasone
 
 
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